COVID-19 e animali familiari: il punto sulle ultime evidenze scientifiche
[:it]Le voci sui casi di animali familiari domestici positivi al COVID-19 si rincorrono, a seguito della diffusione di alcuni studi scientifici e del punto sulla situazione fatto dall’Istituto Superiore di Sanità nella data del 3 aprile 2020: https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5325554
Dopo il nostro riassunto del 21 marzo scorso, contente le posizioni scientifiche più aggiornate che non ritengono plausibile che gli animali familiari trasmettano il virus, dunque, appare necessario fornire un ulteriore aggiornamento.
Innanzitutto, al momento sono solamente 4 i casi conosciuti di animali positivi al COVID-19, a fronte di quasi un milione di casi certificati nell’essere umano (ai quali si aggiungono tutti quelli per i quali non è stato necessario o possibile effettuare un tampone). Si tratta di tre casi a Hong Kong: un primo cane – che non ha sviluppato sintomi dopo un primo test positivo alla fine di febbraio e un secondo alla fine di marzo, ma è purtroppo deceduto per cause sconosciute a metà marzo dopo esser tornato a casa a seguito di una quarantena imposta dal Governo, ma l’animale aveva 17 anni; un secondo cane – che non ha sviluppato alcun sintomo; un gatto – che non ha mostrato alcun segno della malattia;. Infine, il quarto caso riguarda un gatto in Belgio – che ha invece sviluppato difficoltà respiratorie, tosse, vomito, diarrea e anoressia, con il quadro clinico che è migliorato autonomamente in meno di 10 giorni. Si noti come tutti e quattro i casi descritti sono casi nei quali la malattia trasmessa da umani risultati positivi ad animali, non viceversa.
Gli studi scientifici finora effettuati, molto dei quali devono ancora essere sottoposti a peer-reviewed (ovvero quella procedura di selezione degli articoli e dei progetti di ricerca svolta da specialisti del settore e finalizzata a individuare errori, imprecisioni o carenze), mostrerebbero che il COVID-19 sembra più facilmente colpire gatti e furetti, meno facilmente i cani.
Viste le notizie riportate, l’Istituto Superiore di Sanità ha di nuovo evidenziato che: “Non esiste infatti alcuna evidenza che cani o gatti giochino un ruolo nella diffusione epidemica di SARS-CoV-2 che riconosce, invece, nel contagio interumano la via di trasmissione. Tuttavia, la possibilità che gli animali domestici possano contrarre l’infezione pone domande in merito alla gestione sanitaria degli animali di proprietà di pazienti affetti da COVID-19. La raccomandazione generale è quella di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l’esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare. Gli organismi internazionali che si sono occupati dell’argomento raccomandano di evitare effusioni e di mantenere le misure igieniche di base che andrebbero sempre tenute come il lavaggio delle mani prima e dopo essere stati a contatto con gli animali, con la lettiera o la scodella del cibo”.
Nel ringraziare l’Istituto Superiore di Sanità per la chiarezza e per aver giustamente incluso gli animali tra i membri del nucleo familiare, invitiamo tutti a osservare le regole igieniche suggerite, soprattutto nell’evenienza di casi, sospetti o conclamati, di COVID-19 da parte di esseri umani che vivono con cani, gatti o anche furetti. Per il resto, continuiamo a godere della presenza degli animali familiari nelle nostre vite, come fatto finora e ancora di più in momenti di difficoltà come quello presente.
Nella foto: Aleksej Borodinovich detto Struffo, il gatto che vive con Anastasia, membro del nostro Dipartimento Progettazione e Innovazione
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